La sensibilità delle aziende in sanità verso la condivisione dei dati
Qual è l’attuale sensibilità delle aziende in sanità verso la condivisione dei dati? Ne parliamo con il dott. Francesco Enrichens in Healthcare Data Analytics Small Talks
Qual è l’attuale sensibilità delle aziende in sanità verso la condivisione dei dati? Ne parliamo in Healthcare Data Analytics Small Talks. Quattro incontri con esperti di aziende sanitarie in cui si chiacchiera sull’utilizzo dei dati.
Dopo l’incontro con Gianfranco Ventura, Coordinatore Area Risorse Economiche e Finanziarie ARES118 Lazio con una lunga esperienza nel settore Programmazione, Bilancio e Controllo di Gestione in cui abbiamo parlato della Funzione di produzione in sanità, facciamo qualche domanda a Francesco Enrichens Project Manager PonGov Cronicità in AGENAS.
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Si parla molto della potenza della condivisione dei dati, anche con i cittadini oltreché con gli operatori tecnici. Qual è l’attuale sensibilità verso questo argomento?
Dividerei il discorso sulla condivisione dei dati in due ambiti.
Il primo ambito è quello aziendale. Sicuramente c’è una grande criticità per le aziende sanitarie legata alla disponibilità dei dati, anche solo dei flussi ufficiali. E’ complicato ottenere i dati relativi ad altre realtà per utilizzarli nella programmazione e per avere un benchmarking rispetto alle proprie attività. Questo è un punto di attenzione dell’agenzia e dei ministeri in quanto criticità per tutte le istituzioni. È necessario che una norma del garante faccia chiarezza. Una soluzione a questo argomento è la conditio sine qua non per implementare il DM77 e le altre norme che richiamano all’attenzione il fare programmazione utilizzando i dati.
Poi ci sono i cittadini e la necessaria trasparenza. Le istituzioni hanno dati che vengono aggregati e messi in relazione tra diverse strutture. Questi dati vengono messi a disposizione del pubblico: il cittadino in trasparenza ha contezza di quella che può essere una risposta qualitativa. Il PNE va in questa direzione. Ci vorrebbe una declinazione di trasparenza che riporti le strutture, i reparti ma anche ogni singolo operatore in concomitanza con quanto succede in altri paesi, ad esempio nei paesi anglosassoni. Il cittadino potrebbe decidere di farsi operare, ad esempio di ernia, consultando il portale e verificando chi ha la migliore casistica e dove.
Nella tua esperienza ti sei trovato spesso a valutare e riorganizzare servizi, anche confrontandoti direttamente con gli erogatori. Hai utilizzato un approccio basato sui dati? Se sì, come ti è stato utile?
Assolutamente sì. Quello che conta non è il dato brutto volumetrico ma il dato in relazione al contesto organizzativo e alle problematiche dei singoli operatori a cui va aggiunto il confronto con situazioni analoghe o differenti per avere argomenti di riflessione. Se valutando i dati mi accorgo che ci sono strutture che ottengono gli stessi risultati di salute con un organico dimezzato e risorse ridotte significa che sono disponibili qualità individuali superiori.
Il dato deve essere contestualizzato e personalizzato anche mediante audit perché il dato bruto non permette un giudizio sereno.
Dal tuo punto di vista, che è privilegiato perché hai lavorato all’interno dei servizi e poi come consulente a livello nazionale, le aziende hanno il governo dei propri dati? Dove vedi che le aziende ti rispondono molto bene e al contrario, cosa manca?
Intanto le aziende hanno la proprietà dei propri dati. Alcune aziende hanno capacità di analisi e lettura che altre aziende non hanno, dipende da come sono organizzate.
Sarebbe importante che le aziende sanitarie avessero all’interno del proprio organico più profili professionali: non solo esperti informatici ma esperti di governo clinico in modo da lavorare insieme e fare ai dati le giuste domande, non solo richieste sul risparmio delle risorse. E’ necessario capire cosa si può fare per raggiungere obiettivi di salute.
I flussi del territorio quasi non esistono e anche dove sono presenti è necessario che siano compilati con la corretta attenzione. Ad esempio la guardia medica è ancora su cartaceo. Anche avendo il dato spesso non c’è la giusta attenzione. Potrei ad esempio verificare i LEA e trovare inappropriatezze quando invece so che c’è stata solo una cattiva gestione dei flussi.
Tutto questo è fondamentale soprattutto nell’ottica di implementazione del Fascicolo Sanitario Elettronico e credo che queste problematiche saranno colmate con i progetti legati al PNRR e con la giusta attenzione alla presa in carico del paziente.
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