Mah, diamo i numeri?
Il tema dello smartworking ci sta molto a cuore, in particolare la gestione del lavoro dopo l’emergenza. Diciamo che ci piace guardare avanti.
Alcune aziende lungimiranti sperimentano lo smartworking da tempo, tuttavia la vera svolta è stata nel 2020: mentre nel 2019 i lavoratori in smartworking erano 570.000, nel 2020 sono diventati 6.580.000 (dati stimati dell’Osservatorio Smartworking del Politecnico di Milano). Il 54% dei lavoratori nelle grandi imprese, il 58% dei lavoratori nella Pubblica Amministrazione.
Siamo riusciti ad apprezzarne i benefici, in particolare la maggiore autonomia, l’aumento di fiducia nelle relazioni e il senso di responsabilità con un conseguente e misurabile aumento di produttività. E soprattutto il superamento dei pregiudizi verso lo smartworking e finalmente del tramonto del modello di leadership autocratico basato sul comando e sul controllo del lavoratore.
Ne abbiamo anche rilevato le criticità, in particolare in termini di mancanza di socializzazione, di difficoltà dovute ai dispositivi e anche di bilanciamento equilibrato tra lavoro e vita privata.
Con il Decreto “Riaperture”, le aziende si interrogano su come mantenere i lati positivi della nuova esperienza lavorativa, cercando soprattutto di mantenere il famoso worklife balance a cui tutti agognamo, limitando i lati negativi.
Alcuni virtuosi hanno approntato questionari per capire chi fra i propri dipendenti intenda rientrare al lavoro, altri firmano accordi di smartworking, altri ancora si prodigano nel cercare una nuova sede o riorganizzando gli spazi.
Altri, un po’ meno virtuosi, hanno riaperto le porte al lavoro in azienda dotandosi semplicemente di un igienizzante all’ingresso e aprendo le finestre.
L’immagine in alto rappresenta i dati dei contagi come vengono resi disponibili su Google digitando ‘google dati covid’. Speriamo che tutte le aziende siano in grado di leggerli.
innovo